Felicità?

Questo maggio, così aprile: con tuoni e rovesci improvvisi di acqua che danza nel vento; vento che mani non acchiappano, ma che c’è; e lo dice questa natura scomposta, pioggia che schiaffeggia in secchiate che nessun ombrello può contenere; e alberi che sembrano avvitarsi su di sé con rami che sfiondano l’uno sull’altro. È bello, ma certo c’è rischio: fulmini che possano entrare da finestre lasciate improvvidamente aperte, o piante, di cui non si è misurata una possibile malattia, che si schiantano improvvisamente su uomini e cose. Ma questo tempo - di mattinate fosche e pomeriggi azzurri, di queste stagioni racchiuse in una sola giornata - , di più mi fa pensare a chi ha della vita una dimensione monocorde. E mi richiama, a mo’ d’esempio, quei fanatici che a Natale partono per spiagge…

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Convivere

No, miei cari, la vena poetica – in scrittura di prosa – permane, e convive. Le grandi distese di campi in fiore, quel giallo dell’erba colza che la pioggia di questi giorni sta mortificando, ma non distruggendo (a questo ci penserà la falce dell’uomo tra non molto); queste distese che trovi nella bassa bergamasca, a citare i campi dipinti da mille sfumature di colori, che hai attraversato in Provenza; no, gli occhi delle emozioni ci stanno ancora: ma convivono. Una sensibilità diversa, che gli anni producono; cicatrici giovani che più si risentono col passare del tempo, e che inducono pruriti problematici. Scriveva Montaigne “grattarsi è una delle gratificazioni più grandi che ci offra la natura, e quella più a portata di mano”. Ma, aggiungeva, purtroppo il pentimento gli sta sempre alle…

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Hello world!

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Francesco

Mi si dice che va di moda in ambienti di sacrestia il socci-pensiero. Che è pensiero intollerante e partigiano. Non so quanto i suoi compagni di un tempo -  e di una fede che si fermava in alcuni al dito del don Gius invece che a ciò che esso indicava, il Cristo Signore obbediente non a sé – e quanti si riconoscono oggi in quel movimento, e che non si sono piegati a logiche economiche e di potere, quanti insomma si ritraggano oggi dal sopraddetto pensiero, e lo aiutino - lo curino - con l’evangelica correzione fraterna. Aveva cominciato il nostro denigrando il cardinal Martini, definendolo non cattolico: e solo perché avrebbe, a suo dire, in vita e in morte raccolto solo consensi, che non sono il quid del cristiano che o è perseguitato o non è. (Naturalmente omettendo, e questo almeno il…

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