.2 Anamnesi

Sparito. E poiché quando pubblico quello è, senza archivi ulteriori, mi sono trovato appunto tutto sparito. E irrecuperabile, secondo gli esperti. Di ogni cosa creata si diventa gelosi, che sia o no un figlio ben riuscito (ma le cronache di oggi dicono che un figlio è comunque ben riuscito - anche se occorre spostarsi in California, avere un conto che ti permetta centinaia di migliaia di dollari, trovare una donna che sia disposta a generare da non si sa bene quale seme per poi darlo a te un figlio che tanto desideri da passar sopra a idee di cui pure sei alfiere: il corpo della donna, l’uguaglianza economica, il dono dei figli che non è mai un diritto per una coppia, né etero né omo: alla faccia dei padri ispiratori del sole dell'avvenire). Ma torniamo a noi: anche se, per il raccontarci…

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.1 Anamnesi

Levar di furore soprattutto da sinistra (da destra no: perché?), al dire di un vescovo, e neppure in cattedra e fuor di microfoni ufficiali, di una preferenza al voto di coscienza sulla difficile proposta all’esame del Senato. Voto di coscienza che non può essere a comando di partito: e dunque si ”auspica” sia segreto. Ovvio, no? Ma: può, deve, o no?, un vescovo dire la sua? -È cittadino italiano. -Ma è, lui, in una posizione che lo qualifica come portavoce della Chiesa in Italia. Lo stracciarsi le vesti è l’atto di ipocrisia che più impudico non si può. Un gran levare di polverone, un andar via comunque per la propria strada, nascondendosi dietro l’intangibilità del Parlamento. Che intangibile è, ci mancherebbe, ma come istituzione: come persone? [ Il Senato romano ha pugnalato Cesare…

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Civile?

Quando si sente qualcosa che non va, e ti si dice fatti vedere da un medico, per quasi tutti è panico: e se poi mi trova qualcosa? Come se l’andare dal medico faccia nascere la malattia invece che semplicemente riconoscerla. E dunque dare l’avvio a un rimedio. Che, il rimedio, si avvale di quattro parole greche: anamnesi, diagnosi, prognosi, terapia. Sono talmente entrate nel quotidiano, che possiamo sentirci quasi padroni di quella lingua, manco l’avessimo studiata. Ma sono parole che dicono una responsabilità: intanto il farsi raccontare i sintomi, quel che avviene oggi rispetto ad ieri, perché la raccolta dei dati delimiti il campo. Poi si fa diagnosi, si dà un nome a quel che si ha: grave o no, sapendo quel che ci capita, se si ha ancora un fil di senno, non ci si fida più del…

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