Molti si chiedono che cosa sta facendo il papa. E la risposta ovvia che viene anche da Rio de Janeiro è: sta incontrando. Non attraverso elucubrazioni, ma con gesti: chiari e percepibili da tutti. Libero dalla coorte, libero dagli appannaggi: chi sa che sofferenza per chi godeva dell’odore di naftalina liberato dagli armadi delle sacrestie di San Pietro per rivestirlo di panni degni del re di Francia, prima della ghigliottina. (Ma la loro sofferenza è purificazione, direbbe Proverbi). Incontra: e non tanto – voglio essere politicamente scorretto – detenuti, drogati e prostitute: anche. Incontra la gente del quotidiano: incontra il ladrone pentito e quello non pentito, ma non sapendo neppure lui distinguere l’uno dall’altro, e tuttavia dando a ciascuno il suo sorriso non artefatto. Incontra il desiderio di genitori che offrono un bimbo al suo bacio, genitori che talvolta si fermano  lì, in una richiesta magica di salvezza: ma che importa? Cristo è per chi si accompagna e per chi lo sfiora senza sentirne il profumo. Quando la Chiesa è chiamata a cambiare, le forze del male attaccano (il diavolo? vedo che lui lo richiama spesso, ma lo declina rimandando agli uomini che sono diabolon, bastone tra le gambe: vescovi tristi? lobby insane? carrieristi non amati da Dio? arroganti che sottraggono il pane?). Ci sono abbracci che non si possono rifiutare, dice lui, perché ci sono lebbre che hanno nomi diversi. Rifiutare di abbracciare, è rifiutare di essere abbracciati  in quei bisogni nascosti nelle pieghe dell’anima. Che neppure si conoscono, e che tuttavia combinano o scombinano la nostra storia. È la sua teologia: la teologia di Francesco papa. La stoltezza di chi non vuol capire – quei settori tradizionalisti che basano la loro fede su merletti e riverenze, o quelli che tutto riducono a categorie di purità e impurità  – esige che si sia lì a difenderlo dall’arsenico di chi non vuol cambiare. Scartando così il Gesù dei Vangeli: proprio quello che è lì nella gestualità piena di amore di questo papa. Certo, resto sempre sulla posizione della non enfasi: attenzione a questo papa, attenzione a non coglierlo per moti di pancia, come mi pare qualcuno si limiti a fare: non potendo oltre, forse. Coglierlo per il vangelo che vive e che chiama a vivere: chi vuoi essere? Pilato che si disimpegna? o il cireneo che si impegna? O Maria che con le donne delle Gerusalemme del mondo si accompagna? È la fede fatta amore.