segui la stella

Torno dall’ospedale. La mamma di un amico ha avuto la sentenza che nessun figlio vorrebbe mai per sua madre. Come cerco di fare sempre, mi accosto lieve. Lei è sfinita, ma presente mi scruta con lo sguardo di chi non vorrebbe: ma chi vuole?  Donna di fede, di grande preghiera, di una diaconia generosa per le opere del tempio. Anna potrebbe chiamarsi, accanto ad un Simeone nel giorno atteso da sempre, mentre guarda e ascolta: ho veduto la salvezza. Ma si è tristi: e come non esserlo, in questa annunciata vigilia così incognita. Cerca più volte la mano: non vuole essere sola. Mi raccomando: portare nei giorni della fatica un altro, è una benedizione, le dico. Acconsente, in occhi commossi. Torno dall’ospedale, per la superstrada: nella distesa di cielo che confonde la sua opacità con…

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saccheggiatori

Qualche lettore si meraviglia che da qui non sia in un anno comparso il nome di David Maria Turoldo. La “sfida”, come è stata chiamata dai media che hanno corveggiato, nel giugno dell’anno passato, sul cambio di guardia in questa Rettoria vescovile, qualcuno non la vede. Non la vedrà. Quel frate, quel poeta, quel politico è stato unico. Lui, e nessun altro come lui: magari meglio, ma non come lui. Morto ormai da più di vent’anni, è tenuto vivo dalla memoria non sempre vera; ma soprattutto dal saccheggiare diffuso dei suoi scritti: piegati a sé, senza talvolta l’esegesi di testi che sono nati in giorni di gioia o di angoscia su questa collina che emana effluvi di fascino, e di solitudine. Applicati a sé, senza alcun filtro da anima ad anima, la sua e la nostra. Non è il solo…

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permettete…

 … che vi parli di lei: due mesi fa, come oggi, moriva la mia mamma. Non sono solito parlare del mio privato. Anzi, mi disturba non poco chi mescola parabole evangeliche a storie proprie. Ma lo sto capendo in questi sessanta giorni: tornare là dove abitava chiede il gravarsi di una amarezza; chiede di accettare un vuoto, e così pregnante. E chiede di non stare soli dentro quel vuoto, chiede di condividerlo, per una volta almeno. Sia chiaro, nessuna forma depressiva, nessun rammarico irrazionale: novantaquattro anni di vita sono un bene che non si può pretendere sia travalicato. C’è un limite a tutto, e il tempo è lì ad ammonire: prendi e ringrazia. Ma la mutilazione c’è: e non di una memoria, ma di un presente. Di parole che non passano più, di un sorriso che non si accende più,…

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2 novembre

 Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare – san Francesco. La morte non si improvvisa. Si merita con tutta la vita – padre Kolbe. Devo ancora imparare a meritare la mia morte – R. Garaudy. Dio ha fatto bene a mettere la morte alla fine della vita, anziché al principio; così gli uomini hanno tempo per prepararvisi – J. Le Gentil. Morire è tremendo. Ma l’idea di morire senza aver vissuto è insopportabile. E. Fromm.  Signore, dona a ciascuno la propria morte, nata dalla propria vita – R.Rilke. Signore, fa’ che la morte mi trovi vivo – un credente.  E’ la sera dei morti. Si può dire morti? O come ha scritto J. Sullivan, citato da…

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