Restauri architettonici

Nella fase più antica la chiesa era a navata unica con presbiterio triabsidato e transetto sporgente, una tipologia diffusa tra le chiese benedettine dell’XI e XII secolo, specialmente tra quelle che erano semplici dipendenze da altri monasteri, come S. Bene­detto in Portesana per restare in area lom­barda, S. Maria sul monte Misma, recente­mente avvicinata al mondo cluniacense, e S. Maria in Argon, dipendenza dell’antico monastero di S. Paolo. Di questa fase restano attualmente la zona absidale, decorata da archetti pensili, il tran­setto non più aggettante e un tempo coperto con tetto a doppio spiovente, come testimo­niano l’andamento degli archetti e il diverso tessuto murario della sopraelevazione di forma triangolare nelle facce settentrionale e meridionale dei suoi due corpi esterni. All’interno i muri di separazione tra le cam­pate laterali del presbiterio e il transetto pre­sentano una decorazione ad archetti pensili, chiusa tra due lesene laterali, analoga a quel­la esterna e tipica appunto di murature ester­ne, quali dovevano essere queste secondo la pianta originaria ipotizzata. All’incrocio tra il transetto e l’unica navata doveva alzarsi un tiburio quadrangolare, considerando il note­vole spessore di muro tra le volte antistanti l’abside centrale e il tetto, alle aperture del quale potrebbero appartenere sei piccoli capitelli superstiti, tre inseriti sul lato esterno della parete sud e tre ancorati ai colonnati e ai muri interni. Tra questa fase, datata 1080, e la seconda fase individuata dal Porter, datata 1130, si ipotizza anche la costruzione di un chiostri­no, privo di portici ma dotato di tutti gli ambienti tipici della vita monastica (capitolo e dormitorio soprastante a est, camminata e refettorio a sud, cucina e cellario a ovest), sulla base dell’analisi del tessuto murario calcare bianco in conci di forma piccola e rozza nella prima fase, arenaria bruna che alterna corsi di lastre e conci più tozzi, inter­calati da letti di malta piuttosto spessi nella seconda, arenaria grigia in grossi blocchi ben squadrati e ben connessi nella terza.
La fase intermedia è attestata nella muratura della fiancata meridionale della chiesa, analoga a quella che la fronteggia nel cortiletto adia­cente, una delle parti più antiche del com­plesso monastico. Alla terza fase si devono la pianta attuale a tre navate con transetto non sporgente, ana­loga a quella di S. Salvatore a Capodiponte e S. Giovanni di Vertemate, la copertura a capriate nelle navate e la torre all’incrocio, probabilmente più bassa di quella attuale.