L’ultimo

Mi si è sentito dire, e più volte, che il tempo è tutto attaccato: oggi è giovedì, domani è venerdì. E non cambia il disegno dei giorni, in barba a tutti gli oroscopi che vogliono l’anno che entra diverso – in meglio o in peggio – dell’anno che va. Ed è così, se non si lascia che l’abbaglio del cenone di san Silvestro offuschi la realtà: il tentativo di arrestare il corso del tempo, che ha richiesto a Proust ben sette volumi (ed io, in buona compagnia di tanti altri, mi sono fermato molto prima – e dunque ne dico per quei compendi che facilitano letture impossibili!). Ma, e c’è un ma come in tutte le cose: ma del tempo scomparso, del ricordo, della rievocazione nostalgica del passato perduto, un giorno come questo quasi inevitabilmente ti chiede conto. C’è un tempo perduto: e non perché…

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Ecologismo

Questa irrinunciabilità allo spettacolo superfluo! La sera dell’8 dicembre e la facciata di San Pietro: un ulteriore segno di come non bastino, ad alcuni, i segni che ci sono consegnati in una solenne sobrietà, che non offuschi l’essenzialità nella improprietà del come si annuncia. Il portale spalancato dalle tre spinte del papa (a sostituire il folclore di un martello fuori tempo): a dire le mani dell’uomo chiamate a sporcarsi contro la resistenza dei muri a farsi portali d’accoglienza; l’incontro di Francesco con Benedetto, che ha fatto del suo essere il già-papa un esempio di nascondimento: a ricordarci quel “c’è tempo per ogni cosa” del libro biblico, e per tutti; e la preghiera del pomeriggio in piazza di Spagna, all’Immacolata issata su quella colonna che data due millenni: a…

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