gratuità

Nelle sacrestie della bergamasca, fino a quarant’anni fa c’erano, appese, le tabelle tariffarie. Se eri povero o eri ricco, ad esempio, avevi un funerale diverso: divisi per classi, e suntuosi gli uni e arrangiati gli altri (pur salvando la preghiera liturgica, uguale per tutti, seppure cantata o solo letta). Poi, sono scomparse, e ci si è affidati, più o meno sinceramente, alla generosità dei cristiani. Un generosità, occorre dirlo, che non sempre si manifestava proporzionale alle possibilità: ogni buon parroco del tempo anche recente vi poteva raccontare dei ricchi meno generosi dei poveri. Chi sa perché. E dunque la severa ammonizione di Francesco papa, in questi giorni, da questo orizzonte ci vede fuori. E il suo esempio del prete che affitta la chiesa per i matrimoni è della sua…

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sorriso

Quel che rassicura è il suo sorriso. Intatto, pur essendo passato nelle maglie del locus vaticano. Pur spostando sedie ingombranti. E pur lanciando messaggi conditi di coraggio e di mitezza evangelica. “No, per favore, questo no”. Un’espressione ricorrente, alzando gli occhi dai fogli che pure sono scritti in buon bergogliese: chiari e distinti, alla portata di tutti, persino degli intellettuali. Ne ha per tutti, ma sembra proprio che la sua attenzione critica ricorrente sia per i vescovi. Colpendo dunque nel segno della chiesa fin’ora papocentrica: spostare lo sguardo sulle periferie, avvicina a quella sostanza cristiana che è ecumenica, o non è. E dunque a quella idea che ogni chiesa retta da un successore degli apostoli sia autoctona: davvero sul posto si ha quella capacità di cogliere…

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non negoziabili?

Oggi non la userei più, dice il filiforme cardinale ultraottuagenario, che fu il pensatore sottile dagli anni novanta fino al primo decennio di questo secolo; e fu il determinante di assoli di potere con controparti nazionali, ma, apparentemente (!), solo con certe parti. Eppure è un uomo di fede, e conosciuto fuori dalle stanze dei bottoni, è uomo di grande carità: ho avuto modo di constatarlo di persona, alcuni anni fa. È possibile uno sdoppiamento così? Ma è uno sdoppiamento? O è nella natura di incarichi così delicati - muoversi tra cielo e terra - una dissociazione necessitata? Nell’ultima intervista che concede, lì appunto lo si ammira in tutta l’eloquenza di un diplomatico pastore di anime: che ha deposto il pastorale, ma ancora c’è, a rassicurare gli uni e gli altri, ma più gli…

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