memorie del presente

Prendevo l’autostradale fino a piazza Castello, e da lì un tram sferragliante verso san Siro. Case popolari di via Novara 90, dove abitava lo zio, impiegato all’hotel Commercio 5 di piazza Fontana. Ci andavo nelle vacanze di Natale: e tra quell’odore di ghisa e di nebbia diffuso, e la neve che non mancava mai, e la compostezza di quel quartiere appartato stava il fascino della grande città che non mi avrebbe più lasciato. Appartamenti decorosi, su due piani, con un porticato ampio a far d’ingresso: essere a Milano con un soggiorno, un salotto e tre camere da letto per famiglia era una ricchezza per gente non ricca di quegli anni sessanta. È lì che un mattino, nel letto preparatomi sul divano, ho letto sul Corriere quell’elzeviro di Buzzati sul treno che va e va senza fermarsi mai, senza…

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di martedì

Se uno deve addormentarsi – l’ora è scoccata e la giornata è ormai finita – e un ultimo suo metodo è quello di farsi aiutare dalla tv, può succedere che una trasmissione invece ti tenga sveglio. E non per un grande interesse. Anche, qua e là. Ma per la rabbia che impedisce a Morfeo di trascinarti nella dolcezza di un sonno, quand’anche immeritato (immeritato, perché? ogni vita merita un riposo!). Potresti anche cambiar canale, suggerirebbe chiunque: ma tra morti sparati e lugubri viaggi in città perdute, l’unica è affidarsi alla noia di chi ripete da mesi le stesse cose. Dunque dove la rabbia? Lo avrete notato anche voi: gli applausi, che scattano ogni minuto e mezzo al massimo (e dunque quanti saranno in quasi tre ore di trasmissione?), gli applausi per l’uno e il contrario dell’uno: a…

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Le piazze al voto

Lo spettacolo di Milano, per chi l’ha visto, non è stato bello. Anche offensivo quello sventolare un rosario, dopo qualche mese dalla chiamata a un giuramento sul vangelo: che oltre tutto, in quelle mani, sembrava intonso!. Certamente intonso era nella testa, per lasciar perdere il cuore, di chi li ha sventolati. Perché se c’è qualcosa che non appartiene a quelle piazze è proprio il vangelo: dice di stare attenti a non ricevere i forestieri, che è il termine più comprensibile che si possa applicare ai migranti, questo cavallo di battaglia che, si dice, procurerà una valanga di voti allo sventolatore. Forestiero: comprensibile ché racconta di chi viene da fuori, appunto. Ed è evangelico non tenerlo fuori. Di una chiarezza inattaccabile; anche se troverete tra i frequentatori dei templi…

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Siri

vescovo a Genova a trentott’anni, e cardinale a 47: e in un tempo di gerontocrazia ecclesiastica piuttosto pronunciata (e che sembra durare tuttora: ma è prudenza, secondo una scuola di pensiero, che vuole uno stagionato rispetto a chi potrebbe ancora risentire delle tempeste, più o meno ormonali della crescita, che non si ferma alla gioventù). Tuttavia da sempre il nostro professore di storia ci avvertiva con forza: strage della Chiesa il nepotismo. Che non è, manco a dirlo, solo quello familistico: ma che compare in quelle preferenze dell’uno rispetto ad un altro, al di là dei meriti. Non che Giuseppe Siri non fosse uomo intelligente e virtuoso al punto giusto. Ma certo si ingessò in un paludamento che non gli fece sentire l’ebbrezza di un’aria nuova: sarebbe stato fedele al Concilio,…

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rettitudine

Ricordo, tanti anni fa ormai, di non essermi fermato più di tanto davanti alla Gioconda. E non solo per quell’ammasso di persone che “si devono” fermare – e ancora non c’erano i selfie, mi immagino adesso! (A parte che alla Gioconda preferisco di molto i ritratti del bergamasco Moroni, di una intensità esistenziale imparagonabile: ma non è voce di critico autorevole la mia. È per l’istinto che mi conduce a scegliere e non ad essere scelto da mode. E non per snobismo da intellettuali: semplicemente – per grazia? per fortuna? – in tempo di influencer sta a dire che non tutti e non da ora debbono essere afflitti dal fare e/o pensare come ti vorrebbero altri). Naturalmente potrei scandalizzare i fans che riducono, loro, il grande Leonardo a quel ritratto e non all’opera complessiva che lo ha…

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vigilia

È bastato che un testo di Benedetto, già papa, rinfocolasse in una parte del popolo cattolico le divergenze sotterranee tra l’uomo Ratzinger e l’uomo Bergoglio: divergenze che datano dalle gloriose dimissioni di quel papa tedesco. Come se la Chiesa fosse un campo calcistico, dove due squadre si affrontano non tanto per vincere, ma per umiliare l’altro. Per grazia di Dio, nella Chiesa è come nel calcio: non tutti vivono della acrimonia più o meno banditesca dei tifosi. Non tutti si schierano sulle qualità diverse che pure fanno dell’umanità dei due – e quindi del pensiero, e quindi della sensibilità – una ricchezza  per questi anni per altro un poco foschi. Foschi anche per l’argomento che ha fatto venire a galla i due opposti estremismi: dopo una convocazione di tutti i capi-vescovi del…

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la stupidità

È un proverbio arabo: “Tacere quando uno stupido ci rivolge la parola è rispondergli con il più eloquente dei discorsi”. Che apparentemente può sembrare poco caritatevole. Ma apparentemente. È che a chi non vuol sentire, perché si ama troppo per ascoltare, può capitare di sentire l’eco del proprio vuoto nel silenzio altrui. Non sempre, ma tentare questa strada certamente non nuoce. Così, alla valanga di notizie che ci arrivano addosso da giornali e tg da quella zona non tanto franca che è in questi giorni Verona, il rimedio può essere il silenzio? Le stupidità di là vogliono cucire addosso alla chiesa un vestito che non è il suo. E dunque è sufficiente il silenzio? Essere diversamente cattolici lo si può giocare su sponde diverse: di chi si vive oggi come una minoranza attraccata al…

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misericordia

Si racconta che Mussolini avesse posto l’alternativa: burro o cannoni? E gli italiani gridarono cannoni. E così fu. E così fu la guerra. A qualche decennio di distanza, sembra che si sia ancora lì: cambia il tipo di armi, ed è cambiato il campo di battaglia, ma … siamo diventati un Paese incattivito, scorretto e violento come mai prima, secondo le parole di chi studia usi e costumi della nazione. E non consolano le parole di Umberto Eco: i social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli. Perché i social sono oggi il gran campo di guerra di questa generazione: possono essere una fogna di cattiveria e bassezza. E nulla cambierà fino a quando chi insulta, diffama e chi minaccia potrà farlo impunemente. Alla faccia di chi si scandalizza quando si dice: il popolo è bue. Non è…

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oggi

Abbaglio e illusione è sognare. E non dico dei sogni notturni, che finalmente sono riapparsi da alcuni anni nella mia soglia notturna: e lontani dagli incubi dell’adolescenza e della prima maturità, semplicemente imbastiscono desideri diurni inconsci che rasserenano per la sveglia che mi attende. Pacificanti, loro. Parlo naturalmente dei sogni ad occhi aperti, questi “sogni” che contaminano ormai tanti discorsi, in tante rive diverse. Perché non mi è mai piaciuto inseguire i sogni, sognare? Perché sono diversivi e devianti. Perché poi ci si sveglia, per trovarsi nei giorni che sono fatti di realtà. Per stare a noi: sognare una chiesa diversa dal Concilio in poi? E poi, invece, ci ritroviamo in una Chiesa che costruisce una assemblea piegata sulla pedofilia di alcuni suoi membri. Non che…

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il tempo

Oggi la neve si sta sciogliendo. Ed è sgradevole da sempre per me: quello sgocciolio dai tetti dice una fine, la fine di una bellezza, la fine del tempo bello. Tenendo separati sostantivo e aggettivo – tempo e bello – per dare segno ai tempi, per finalmente sapere di che condizione si vive, e in verità. Checché ne pensano quanti ormai usano beltempo e maltempo come fossero interscambiabili. E infatti, per i quanti, è beltempo se c’è sempre cielo azzurro – o anche cinereo, come succede con l’inquinamento che inevitabilmente si fa con il cosiddetto beltempo: quel che conta è non piova e/o non nevichi. Perché, appunto, è maltempo se piove. Non fa nulla che si soffra per due mesi di siccità: sconfiggete la siccità, ma non toglieteci il beltempo. Di contraddizioni è piena la terra, dice la…

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