Il fragoroso arresto in Vaticano dell’ex nunzio già per altro ridotto da tempo allo stato laicale (dunque non più prete) per abusi su minori, e la rimozione del vescovo paraguaiano con la motivazione di aver diviso la Chiesa accusando tutti gli altri vescovi del suo Paese di non essere dottrinalmente ortodossi, ha riempito le pagine di giornali e tv. C’è una accelerazione di quel processo incominciato già con papa Benedetto, per sconfiggere dinamiche clericali che sfigurano il volto della Chiesa. La tanta gente in tutto il mondo che segue con simpatia e attenzione la parola e il messaggio di Francesco papa ha riacceso speranze dopo gli anni degli scandali e degli intrighi di corte patiti soprattutto dal suo predecessore. Un cammino che trova fatali resistenze in quei giochi delle cordate e del carrierismo, che fanno pensare che lo Spirito Santo debba soprattutto rimediare nel dopo – non sempre riuscendoci, visti i risultati – quello che prima è stato prodotto non certo per il servizio al popolo di Dio. Per quanto deciso, papa Francesco non può rimettere magicamente (o miracolosamente) ordine in una struttura che si è data come regola quella della autoriproduzione in un delfinato di nomine che hanno assicurato per decenni che non nascessero voci diverse nel coro di una uniformità senza profezia. Chiedersi dove sono i vescovi che sanno opporsi, non è disfattismo ecclesiastico, ma desiderio di ripresa di uno stile ecclesiale conforme al vangelo: va sconfitta la fronda di chi aspetta la fine di questo papato nella voglia di riprendersi i ritmi da prelati burocrati, lontani dal sentire sofferente degli uomini del nostro tempo, attaccati a privilegi, ossessionati dai cosiddetti principi non derogabili. In questo processo ci si mettono non solo uomini di chiesa a fare i diaboloi, ma una medianicità che fa cogliere dei gesti del papa solo quanto risponde alla pancia di credenti e non. Sradicare i criminali dal loro crimine, metterli nella condizione di non nuocere, rieducarli se si può, certo! Ma il pudore è ancora di casa? A volte si è pensato che il lavare i panni sporchi in casa fosse suggerimento ipocrita: ma non può essere rispetto della persona, per quanto ignobile? E quando si capirà che il segreto in certe situazioni non è omertà? La gogna, no!, per nessuno. E servirsi dei gesti di Francesco per buttare fango sulla chiesa di cui è il primo garante non può essere accettabile da chi trasforma notizie dolorose in un gossip sottilmente irridente e dunque demolitore. Che si sputi sulla chiesa, è inaccettabile quanto sputare sulla propria madre: foss’anche una lucciola (le mamme, comunque, non dovrebbero morire mai, né in morte né in vita). C’è uno scandalo dei piccoli del vangelo che non si può assolvere con lo scandalo orribile del vituperio della dignità di minorenni violentati: il monito della pietra al collo resta valido per ogni facitore di scandali, di qualunque natura. Negarlo, per ossequiare un presunto politically correct, è negare il rispetto dovuto ad ogni uomo, sia Caino sia Abele. E purtroppo il tentativo di trasformare un papa dai tratti evangelici in una popstar, è il peccato di cui si sta macchiando una certa ottusità mediatica che ne violenta la persona e la missione.