Entro in libreria, e tra i titoli che ho in mente vado alla scoperta di qualcos’altro. Per il mio tempo libero – non essendo un calciatore, non essendo un camminatore, non essendo uno smanettatore  (della categoria dei digitatori ossessivo/compulsivi di cellulari computerizzati), ma solo un passabile lettore – cerco nelle scansie dei gialli. Se i romanzi insegnano la vita più di un saggio, i romanzi gialli dispiegano l’intelligenza alle sfumature della vita. Narrazioni che non siano certo le rapide letture da viaggio in treno, ma i tomi degli scrittori soprattutto nordici che intrecciano psicologia, società, contemporaneità. Di questo mi convinco sempre più. E potete chiaramente capire che se trovo titoli che non tanto alla larga parlano di robe di chiesa, li prendo anche senza lasciarmi condurre dal risvolto di copertina, che invece è di norma per titoli o autori sconosciuti; e li prendo anche solo per il gusto di confutare quel pressapochismo che scambia gli errori degli uomini per errori dello Spirito Santo. Così sono cascato in un volume, per altro interessante, ma che mi fiondava di pagina in pagina non solo ad anticipare la faccia del colpevole dei misfatti misteriosi, ma a dover capire il perché del titolo dato al libro. Supponete (non voglio fargli pubblicità, e dunque scrivo un titolo di comodo) di aver comprato “I labirinti del vaticano”. Siete a pagina 328 e ancora non vedete né collocazione di luogo, né personaggi vaticani. E cominciate a dirvi che sarebbe davvero grave non essere riusciti prima delle ultime due pagine a scoprire il nesso, voi che al massimo ai tre quinti vi siete già fatti un’idea di dove vi sta portando la trama. Dubitate di star perdendo colpi. Ma la rassegnazione non è propria del giallista: e quando mancano dieci pagine all’incirca prima della fine, capite che il mistero può essere nascosto a pagina 3, là dove trovate il numero delle edizioni, la data di stampa, e il  titolo originale con il nome del traduttore. Certamente la colpa non è del traduttore ma dell’editore: una scorrettezza madornale, se vedete che il titolo originale è “Labyrinter av Rom”, labirinti di Roma, e che il vaticano proprio non c’entra per nulla, come già la storia stessa vi aveva allarmato. Da farsi restituire il prezzo maggiorato dal danno morale, dato che ha messo in angoscia la vostra prestazione da lettore sagace! Ma: perché ingannare? per vendere di più, chiaro. E perché vaticano tira di più? Per le nefandezze che si suppongono, e che non possono non nascondersi là dove comunque c’è un’aria di mistero? Ma il mistero che è? ocurantismi medievali dove la ragione non arriva? Il mistero, nel fatto cristiano, è luce: Dio che è luce, e in Lui non essendoci tenebre, è la Luce dell’amore, l’amore che crea.  Luce e non tenebra. Quanti si perdono non volendo vedere la luce che chiama al fondo del tunnel della vita, stando a vivacchiare nel cono di un lampione! E quanti inganni ne escono, quante bugie a precludersi e a precludere la verità della vita. E dunque la verità dell’amore. Sì, l’amore non finisce: se si ama davvero si ama sempre, anche quando sembra finito il tempo di un amore. Sì, se lamore è verità.