Una di quelle notizie che ci aspettiamo da tempo, a indicare finalmente una svolta. A cinquant’anni dal Concilio, che per tanti se e ma di opportunità talvolta meschine, non è stato lasciato fiorire, papa Francesco insegna: “Il Concilio è stato un’opera bella dello Spirito Santo. Pensate a Papa Giovanni: sembrava un parroco buono e lui è stato obbediente allo Spirito Santo e ha fatto quello. Ma dopo 50 anni, abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel Concilio? In quella continuità della crescita della Chiesa che è stato il Concilio? No. Festeggiamo questo anniversario, facciamo un monumento, ma che non dia fastidio. Non vogliamo cambiare. Di più: ci sono voci che vogliono andare indietro. Questo si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore”.  Uno, Francesco, che al Concilio ci crede davvero, e le sue omelie a S. Marta sono un quotidiano vademecum per i discepoli che si fanno docili al vento dello Spirito. Dice e fa: spolvera una pratica che era rimasta sotterrata per quella indiscutibile tendenza di pontificati e di vertici strabici: i nemici li vedono solo a sinistra del popolo di Dio. Seppellendo così una seconda volta il vescovo di San Salvador, ucciso nel cuore della celebrazione eucaristica da assassini che non volevano più che la sua voce gridasse a favore dei poveri di quella nazione. Un uomo ucciso per amore degli uomini. Come Massimiliano Kolbe, in altro contesto. O come il prete bergamasco Antonio Seghezzi, pure lui in altro contesto martire di carità. [ Se qualcuno vicino al papa legge queste note, gli chieda di far riesumare la pratica di beatificazione di don Seghezzi, rinchiuso e morto ad Auschwitz per aver aiutato e non denunciato i suoi giovani di Azione Cattolica ribelli al nazifascismo ].  Alcuni vengono esaltati, altri dimenticati nella polvere degli archivi. Alcuni godono di una devozione personale di pontefici e abitanti della corte: è umano, si dice. Ma non quando i propri pregiudizi impediscono la verità nella Chiesa. Finalmente Romero: e con lui uno scoperchiamento che allontani gli arrampicatori perfino delle nicchie degli altari. Una chiesa che finalmente dia al mondo se stessa, negli uomini migliori che sanno oggi insegnare la via.