nessuno è nemico, e neppure straniero

Un mese dei morti che allunga l’elenco, questo novembre. Nomi nuovi che finiranno su una stele, a ricordare l’eccidio di Nasiryia. Ma nomi tolti a labbra d’amore e di vita. Uomini che lavorano per la pacificazione, nel mentre si guadagnano da vivere. Chiamati a ricomporre i cocci di una stupidità che non ha la pazienza della tessitura, ma la virulenza del fuoco. Giorni che cambiano i vivi, questi? Forse. Forse per qualcuno. Ma per i tanti, facendosi scudo

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l’atleta di Dio dal passo bloccato

Un papa infermo è accettabile. Ma muto? Cambierebbe qualcosa della Chiesa? I venticinque anni di pontificato hanno smosso non solo i credenti, ma anche chi si dice lontano da quella sponda del Tevere. Secondo proprie angolazioni, e dunque con inevitabili riduzioni, si sono scritti mari di articoli ammirati, con qualche rarissima eccezione per altro intraecclesiale: come doveva essere. Non è stato un uomo insignificante. Nel suo opporsi e nel suo proporsi,

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sei più sei, ma non solo, per modellare ogni stagione

Ciascuno ha negli occhi la sua estate. Che non è una stagione – questa è comune a tutti nel caldo soffocante e nella siccità senza tregua – ma la personale maniera di mettere un tempo tra un tempo e l’altro. La mia è stata di sei più sei giorni. I primi in privatezza, i secondi in comitiva: gli uni e gli altri a complementarsi in una pausa indispensabile. Mi auguro che in tanti della comunità se la siano potuti permettere o con un viaggio altrove, o creandosi un altrove

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laudatores temporis acti.

A volte la pagina resta bianca perché non si sa che cosa dire. A volte non si riempie solo perché le cose che si vogliono dire sono troppe: è il cozzare per farsi avanti, che di pensamento in ripensamento, ti blocca nell’indecisione. prima dell’otium estivo, mi si affastellano, ad esempio, questi temi che vorrei condividere, anche sollecitato dalla recente rilettura di un bel libro che tratta delle parole latine entrate anche nel vocabolario di chi il latino

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amare la terra per come potrebbe essere

La città della pace, Gerusalemme, per un paradosso non raro nella storia dei piccoli uomini che abitano la terra, ha lo sfregio della violenza totale. E non solo di quella che si combatte per le sue strade, nelle case, nei luoghi di preghiera e di incontro attorno alla rocca di Sion. È all’inizio delle “ragioni” che hanno scatenato la recente guerra nell’area dell’antica Mesopotamia. È la scusa per tutte le ritorsioni, è ormai la città che sembra non avere uscita alcuna dal tunnel

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nitide notti da incrociare

Sono le tre e mezzo di notte. Chiamato per un malato grave – è raro ormai, soprattutto di notte, quasi tutti muoiono negli ospedali – sto per le vie del quartiere. Di fretta nell’andare; più lentamente nel ritornare, e con un giro più largo: il sonno se n’è andato, e il ministero compiuto tra i familiari partecipi del morente ha bisogno di una decantazione. Sgrano il rosario, e rivedo, improvvisamente, le mille mani di islamici che, tra fumi e polvere

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chi sta vincendo, chi sta perdendo?

La guerra contro l’Iraq è scoppiata? O è stata rimandata di qualche ora, di qualche giorno? È già finita? O finalmente si è annunciato che non si farà, che nessuno ha davvero pensato di fare una cosa simile, che era tutta una tattica per convincere i dittatori della terra, satrapi senza legge e senza coscienza, a togliersi di mezzo da soli, per liberare i loro popoli dalla schiavitù? La pace ha meritato gli inutili costi - inutili per la guerra utili per la pace - di trecentomila

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se non vuoi la guerra prepara figli di pace

Solo i bambini osano chiedere dei difetti che ti porti addosso. Si dice che lo facciano per l’impudenza della loro innocenza: il che non dovrebbe escludere anche un compiacimento sadico, cosa - si ricordi - che si stabilisce in noi prima che ne abbiamo coscienza, e prima che il pudore diventi la virtù del rispetto. Lo puoi notare dalle ripetute volte su cui tornano a volere spiegazione di ciò che hai già spiegato. Solo i nonni li difendono, salvo dimetterli

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chi ti guarda ti cambia la vita

Pensavo di non riuscire più a battere il mio personale record di permanenza come parroco in una comunità, dopo gli undici anni in Valserina. Anche perché il pur bel poggio di Frerola era corretto dallo scendere quasi quotidianamente per la scuola, o per altri impegni esterni alla parrocchia. Impegni che effettivamente salvano il parroco da un improprio e talvolta pericoloso involtolamento nelle piccole braccia di un paesino di montagna. E poi perché è diventata convinzione comune

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calamitati dalla generosità di un Dio che si dà

Le grandi pareti dei giudizi universali contengono tanto, perché vogliono esprimere il tutto. Attorno al Cristo, che è perno del movimento, si dipingono cherubini e serafini che siedono in trono, angeli e arcangeli che custodiscono o indicano o reggono. Ci stanno Maria la Madre, e gli apostoli, dodici come le tribù d’Israele.

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