Poiché sembra che ormai capiti ogni vent’anni, lasciate che sia la neve a dominare: mai, recentemente, il quartiere è stato ammantato con spessori così consistenti, e con un biancore così appagante. A chi ne ha percepito solo i disagi, occorre ricordare che non siamo una massa di amminoacidi: il trascendente che ci abita ci conduce verso le regioni che mutano il corso della vita. Basta poco per scatenare il desiderio di bellezza: e la neve è quella poca

 consistenza che tuttavia cambia lo sguardo, e dunque le risonanze. Ma basta poco perché il mondo si incendi: se lo sdegno per le provocazioni imbecilli non deve venir meno, non deve tuttavia mancare il timore di masse che si lasciano tirare all’odio da burattinai scaltri e perversi. L’una cosa e l’altra: così si descrive la laicità, alla barba di coloro che la affettano secondo i propri bisogni.

L’otto per mille alla Chiesa? No, così non può propagandare le idee che non ci piacciono, o sostenere le scuole non statali. Che poi sia la Chiesa oggi la provvidenziale supplente dello Stato – quando esso manca alle ragioni della solidarietà tra i popoli; o dell’educazione al rispetto di ogni persona; o della cura degli sforbiciati dal lusso dei privilegiati – questa è merce che alla Chiesa costa talvolta in credibilità, per l’inevitabile compromesso con gli affari del mondo: ma non pensate che sia roba che intacchi le inscalfibili certezze di coloro che invocano laicità. Una certa dama che si autopromuove alla presidenza della repubblica, quanto è leale o quanto è tonta, quando per parlare del superamento del concordato oggi, tira fuori l’inquisizione dell’altro ieri? Laicità o autocompiacimento? Laicità o bassezze elettorali? E la sua spocchia che è specchio fedele di tanti compagni suoi di viaggio; spocchia che per esse descritta al meglio ha bisogno di almeno una parte delle accezioni che il vocabolario usa per significarla: superbia, alterigia, presunzione, tracotanza, megalomania, millanteria. Anche millanteria? Anche: i digiuni fatti per il Signore sono i digiuni assistiti che disgiungono il giorno dalla notte, il fuori la tenda e il dentro la tenda? O sono quelli che portano libertà, e non ricattano con la morte? Questa è laicità o confessionalismo senza Dio?

C’è più laicità nei cristiani o più ristrettezza mentale e faziosità e dogmatismo nei laicisti? Sgradevole domanda, si griderà. E certamente non con un’unica risposta. Se dei laici si intuisce subito chi è correttamente attento e chi fa il furbetto della tv; nei cristiani le sfumature hanno gradazioni più ampie, spiegabili con le molteplici rive in cui hanno posato per secoli i piedi: per salvarsi dall’uno o dall’altro, attaccando o subendo, impigriti o arditi, chi affolla (si fa per dire) le assemblee liturgiche ha una sua marcatura non facilmente componibile con il vicino di gomito. Ma le stesse guide del popolo di Dio – i vescovi che lo sono in proprio e i preti che lo sono per delega – nonostante i pungoli conciliari sono all’altezza di questo momento difficile del mondo? Se si chiede, come qualcuno in questi giorni reclama, la reciprocità, lo si fa nella gratuità che è propria dei cristiani, o nella rivendicazione del diritto internazionale? Ecclesia reformata, sempre reformanda. Paolo Sesto a chi gli chiedeva di contrastare la costruzione della moschea in Roma, in nome della sacralità della città, ha opposto le ragioni della grazia cristiana: che non teme di confondersi, che sa dare senza aspettarsi riconoscimenti. Una qualità diversa: ben lontana dall’accusa che fanno i localisti di una melassa buonista dei cristiani. Affidereste voi a quelli le sorti del cristianesimo, loro che sbandierano la croce senza il Cristo appeso?

Quando la neve cade, leggera consistenza, sui giganteschi cedri, li può schiantare. E la bellezza diventa calamità: se la bellezza, della terra o delle mani dell’uomo, è vissuta per dottrine, senza le riserve che si debbono al contraddittorio farsi dell’umanità. E la fede cristiana, se non è proposta nella gratuità che la qualifica, finisce per diventare una religione svuotata, una religione civile. Uno scandalo per Giudei e Greci: per chi ha diritto di incontrare il Salvatore, anche se nel sangue dei Martiri. Gloria a loro.