un’esplorazione di sé nei racconti di altri

Naturalmente, non tutti i libri hanno lo stesso coinvolgimento. I libri di utilità, se non li puoi tradurre subito nel mestiere, vanno in quegli scomparti di reperibilità che la tua mente si è data: ti senti più irrobustito, ma ti stacchi più facilmente. Altri no. Altri sembrano scritti per aiutarti a ripercorrere la tua vita: i tuoi incontri, le tue opportunità sfruttate e le occasioni mancate; a mostrarti i sogni che non si sono svegliati nella realtà e i progetti

che si sono sviluppati ben oltre il tuo impegno. E, di queste parole di altri, bevi con la foga di un assetato: alcuni libri hanno il potere di indicare, in qualche angolo della tua anima, il meglio di te che ancora non si è affacciato. E con molta probabilità ti condizionano l’umore: tra me e chi incontro ci può stare un libro, a mettere all’erta più di quanto sia necessario o ad avvicinare al di là di ogni attesa.

Leggere ti viene meglio in alcune stagioni; e in pomeriggi piovosi che assecondano il rintanarti nelle pagine di un altro. Una sorta di sipario, calato per qualche ora; o non ancora aperto, se la lettura accompagna il farsi della luce del mattino alla finestra della notte. Parole diventate immagini che devi comunque lasciare sospese, perché il giorno ti chiama giustamente altrove. Ma con quelle emozioni con te: a determinare la qualità delle cose che si fanno, e delle relazioni che si stabiliscono; e ad avvolgerti talvolta in una nebbiolina che ti mantiene separato da quello che succede.

Sono appena uscito dall’ultima pagina di un best-seller americano. Una scrittura lieve per una storia di uomini che ha la gravezza di tutte le storie degli uomini messe insieme. Ha i limiti inevitabili di chi vuol riflettere ad alta voce su vita, amore e morte. Ma non sfugge alla magia che evoca a chi, come me, ha amato la scuola: un professore e un allievo, e l’ultima ricerca che continua ben oltre la propria e l’altrui giovinezza. Una intimità ripescata oltre gli anni, un divenire che ancora non si è concluso; e le massime eterne che vorresti aver detto tu, con la stessa stringatezza, a chi ti si è avvicinato per avere ben altro oltre alle nozioni dei libri utili. Se una cosa ho imparato prendendo tra le mani la Bibbia, è che quella Scrittura non vivrebbe se non fosse spezzata nelle parole degli uomini, nelle loro testimonianze caduche e nelle accelerazioni che raggiungono il cielo. E in queste duecento pagine, scandite su impegni che distraggono e promesse che non sempre si mantengono, c’è quanto basta per imparare che rallentare i ritmi quotidiani per assaporare il presente; capire che non sempre è bello avere di più; investire negli affetti, non sono esoterismi in stile new-age: sono le pratiche che, in lettere affascinanti, traducono la leggerezza del Vangelo e la coerenza di un cristiano.

Un angolo per sé, con un libro che sappia rivelarti a te stesso, dicendo le verità che – già in altro linguaggio e dal fondo dei millenni – sono state depositate nella intelligenza e nelle opere degli uomini: c’è migliore quaresima?